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      Neanche le Legazioni eran rimaste immuni dal contagio: c'era a Bologna un giornale dal titolo significativo — Il Povero — il quale svolgeva una cosí intensa propaganda socialista che ad esso si volle da molti imputare il poco patriottico contegno tenuto da una minoranza del popolino della città nell'agosto del '48. Idee socialistoidi venivano nel contempo diffuse dai circoli democratici di Modena, Ravenna, Faenza, oltre che di Bologna medesima.
      Socialismo in Lombardia: dove, tra il marzo e il luglio del '48, assai se ne discorse, un po' per naturale conseguenza della rivoluzione di popolo(108), un po' anche per opera d'interessati agenti della monarchia sarda o, peggio, dell'Austria, postulandosi l'equazione: repubblica = avvento del socialismo. Il Lombardo ad esempio svolse, nella sua breve vita, aperta propaganda classista; e L'Operaio, professantesi «egualitario», si pose a dar consigli di associazionismo autonomo ai lavoratori(109). Nell'Italia del Popolo, che pure evitò sempre gli accenni alla questione sociale, si poteva leggere, il 25 luglio, a conclusione d'una serie di articoli dedicati a illustrare la tristissima sorte del proletariato agricolo, la seguente sentenza: «... noi siamo ingiusti quando chiediamo ad essi (ai contadini cioè) sacrifici per la patria che conoscono tanto matrigna». E infatti i contadini dell'alta Lombardia che, come è noto, contrastarono passivamente le operazioni dell'esercito sardo, andavan borbottando, e qualche volta dissero forte che «il regno dei signori» (i patrioti antiaustriaci) era ormai tramontato per sempre(110). Ai primi d'aprile, a Milano, si verificarono, scriveva un giornale, «attruppamenti» d'operai reclamanti un aumento di paga.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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