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      ) Alla udienza, naturalmente, è un gran battagliare sull'idra malefica e le sue varie tendenze. «Non ignoro qual pericolo si corra non solo quando si prende la difesa del socialismo, ma anche quando se ne parla con qualche moderazione...», esordisce uno dei difensori, il Sineo. L'altro (il Rattazzi) nobilmente rivendica il rispetto dovuto alla libertà di stampa, anche quando essa venga utilizzata per divulgar dottrine contrarie al diritto di proprietà; sempreché non si tenda a tradurle in atto con mezzi illegali.
      Nel deliberare l'assoluzione del giornale incriminato, tra gli applausi del pubblico, i giurati di Casale seguon l'esempio dei loro colleghi di Alessandria, che pochi giorni innanzi in un processo identico hanno mandato assolto L'Avvenire, altro foglio d'estrema sinistra. Il Carroccio s'affretta a render conto ai lettori del riportato trionfo, malignamente garantendo all'autorità giudiziaria che «i socialisti loro sapranno buon grado della cura che si prendono di far conoscere e propagare le dottrine loro». Piú malinconica la moderata Concordia (Valerio, Correnti): «Il pubblico ministero ieri ha tessuto la storia del socialismo, ed ha cosí insegnato le piú tristi teorie al nostro popolo che le ignorava affatto...»
      Mutiamo ambiente: sfogliamo un giornale clerico-reazionario, Lo Smascheratore, di Torino, che ha giurato eterna guerra alla democrazia e alle sue «inevitabili» degenerazioni socialiste. Il 18 maggio '49 esso gravemente c'informa che «tanta parte dei colti operai della città» è dichiaratamente socialista; il 27 giugno addita ai moderati, ciechi e sordi, il «rovinoso torrente del comunismo», che avanza; tre giorni appresso li previene esser l'attuale trionfo del radicalismo preludio «alle brutali triturazioni del socialismo, del comunismo». Non mancano, s'intende, né il ricatto sul «turpe comunismo» considerato quale inevitabile effetto dell'attenuarsi della fede cattolica, né l'indiretto e involontario incitamento all'odio antiborghese («Bel sovrano — il popolo — che una volta era libero sotto nome di schiavo; oggi è schiavo sotto il nome di libero!


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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