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      L'evoluzione dell'umanità deriverebbe dall'urto dialettico tra istinto di proprietà e istinto di comunanza; e il diritto ereditario, da limitarsi progressivamente, sarebbe la leva sulla quale la società moderna dovrebbe d'ora innanzi agire per raggiungere un assetto migliore, basato sul principio attuato della maggior possibile eguaglianza sociale. Appassionatamente sensibile alle miserie della maggioranza della popolazione, Ferrari abilmente difende la sua visione ottimistica della società futura dalle tradizionali critiche degli anti-socialisti, con grande acutezza abbozzando altresí una giustificazione preventiva di certe necessità d'azione antiliberale (dittatura del proletariato, per dirla in breve) che s'imporranno ai combattenti per la libertà e l'eguaglianza integrali.
      Ma questa non è che la parte ultima, conclusiva di un'opera dedicata, nel suo complesso, alla giustificazione storica, psicologica e filosofica del principio dell'uguaglianza.
      Filosocialista era, accanto al Ferrari e al Montanelli, Ausonio Franchi. L'editore della Ragione, infatti, in un suo libriccino sulla Religione del secolo XIX (1853) cosí presentava ai lettori lo scabroso soggetto: il socialismo «è la religione degli operai; esso dà il carattere al movimento del nostro secolo, che è... l'emancipazione del proletario; esso predomina già su d'ogni altro principio in Francia ed in Germania, e comincia a propagarsi in Inghilterra ed in Italia; esso detterà la legge della prossima rivoluzione». E concludeva, non senza enfasi: «l'onda del socialismo sollevasi di giorno in giorno piú alta, s'avanza piú impetuosa, rumoreggia piú forte».


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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