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      Il '54, infatti, fu l'anno del colèra: un colèra tremendo che infuriò nell'estate e mieté vittime a migliaia dappertutto in Europa, ma a Genova con particolare violenza, assottigliando paurosamente le fila degli emigrati.(159) Straordinari servigi rese in quell'occorrenza un'associazione di soccorso gratuito ai colpiti che subito si costituí tra gli emigrati medesimi, offrendosi molti o come medici o come infermieri. Cessato il morbo, l'associazione non venne disciolta, ma trasformata (nel novembre del '54) col nome augurale di Solidarietà nel bene, in un circolo permanente d'assistenza ritrovo e lettura. Centotrentatre gli invitati alle prime adunanze, e Pisacane e molti amici suoi naturalmente tra quelli; ma socio effettivo Pisacane non divenne mai «unicamente perché essendo povero non si sentiva di potersi obbligare alla modesta tangente».
      Al colèra si aggiunse la minaccia imminente di una guerra europea. Precipitava infatti la crisi orientale, Russia contro Turchia, e poi Francia e Inghilterra contro la Russia; Austria ondeggiante: febbrile ansietà negli ambienti politici. Una bufera di quella sorta poteva sconvolgere la carta d'Europa!
      Febbraio '55, la guerra per davvero.
      8 marzo, Cattaneo a Pisacane: «Ne capite qualche cosa?... Vi par possibile che questo vortice di tutti i venti passi rasente l'Italia, senza toccarla? E se la tocca, dove sarà? e dove, e quando, e come sarà?... Dopo il turbine chi resterà in piedi?... Il talento è inutile... e li occhiali sono un impaccio, se ogni volta che si ha maggior voglia di vedere dove il diavolo ci porta è proprio quello il momento che si deve rimanere a occhi chiusi».


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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