Pagina (229/502)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nacque in tal modo il progetto dai mazziniani caldeggiato, senza fortuna, in seno al Centro politico. La nave liberatrice, raccolti gli ergastolani a S. Stefano, avrebbe dovuto far scalo a Ventotene (ché tra le due isolette, l'una un cupolotto roccioso, sormontato da un solo immenso edificio, l'ergastolo, l'altra piú grande e piatta e popolata, non corre che un brevissimo tratto di mare) per imbarcarvi i relegati politici — i confinati cioè(192); quindi, a un trenta miglia da Ventotene, a Ponza: altri relegati da liberare; e finalmente, armatili tutti, gettarli su qualche remoto tratto della costa donde, col concorso d'altre forze, iniziare la marcia insurrezionale sulla capitale.
      Il piano era elettrizzante: di quelli che, quando una volta ti si sono affacciati alla mente, ti metton la febbre in corpo e ti vietano il sonno la notte.
      Squagliatisi i «codini» del Centro, bisognava adesso conquistare all'idea della spedizione il gruppo Panizzi-Garibaldi-Bertani; nonché... gli ergastolani. Si tentò all'uopo il tentabile: Mazzini in persona si portò a Genova segretissimamente, nel giugno '56, per «lavorare» ad uno ad uno i seguaci di Garibaldi, per rinsaldare i rapporti con gli ex dissidenti.(193)
      Per quanti anni non aveva sognato di ritornare a casa! Ma la casa era chiusa, la santa madre riposava a Staglieno. Mazzini visse quegli affannosi mesi di Genova mutando frequentemente d'alloggio (ospite per un tempo anche dei Pisacane), uscendo di rado e solamente di notte: «uno scoiattolo in gabbia».


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





Centro S. Stefano Ventotene Ventotene Ponza Centro Panizzi-Garibaldi-Bertani Mazzini Genova Garibaldi Staglieno Genova Pisacane