Pagina (234/502)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cosenz e Pilo gli eran validi collaboratori. Da principio, pur cominciando a esaltarsi, egli esigeva formali garanzie da Mazzini che l'impresa si sarebbe compiuta solo nel caso che si potesse disporre di larghissimi mezzi e d'uno scelto contingente di uomini.(201) Pian piano però, e quasi impercettibilmente, le sue esigenze si ridussero, si fecero condizionate, finirono con l'annullarsi. Il successo d'una rivoluzione non poteva, che diamine, dipendere da cosí poco. Si dovea fare? E si sarebbe fatto, a costo di partire con quattro seguaci e due pistole a testa!
      Buona parte dell'attività pisacaniana fu spesa altresí nella redazione d'un periodico clandestino, destinato a «tener su» gli animi nelle «provincie schiave». Mazzini non ne voleva sapere: fremeva a sentir ciarlare di stamperia quando gli pareva che fosse tempo di «vendere l'orologio e fare côute qui côute in Sicilia, in Lunigiana, in Rocca Cannuccia, al diavolo, qualche cosa». Ma quando ebbe letto i primi numeri della Libera Parola (venuta alla luce in agosto per opera oltre che di Pisacane, di Quadrio, Pilo, Savi, Cadolini) e poté constatarne gli effetti nelle Due Sicilie, mutò radicalmente parere.
      Di piccolo formato, tirata su carta sottilissima, recante da principio la falsa indicazione di Malta, poi quella d'Italia, la Libera Parola veniva spedita a migliaia di copie dappertutto nella penisola; durò fino all'aprile seguente, un po' settimanale, un po' quindicinale e mensile; morí non tanto per la cronica scarsezza dei fondi quanto per la paura de' tipografi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





Pilo Mazzini Pian Sicilia Lunigiana Rocca Cannuccia Libera Parola Pisacane Quadrio Pilo Savi Cadolini Due Sicilie Malta Italia Libera Parola