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      Lo stesso accadeva fuori del regno, se non peggio ancora, gonfiate come venivan quelle notizie, sistematicamente, dalla stampa democratica, che ne rilevava il nesso con altri avvenimenti significativi taciuti dal governo e dai giornali napoletani.(218) Sí che pian piano si persuadevano tutti che lo scontento di quel popolo fosse giunto all'estremo ed accennasse ormai a tradursi in una di quelle generali e definitive proteste, che mentre nascono dalla sensazione diffusa della impossibilità di star peggio, conducon d'un tratto a sincronizzare gesti isolati e a far fruttare al cento per uno sacrifici individuali o di pochi, fin allora giudicati di nessun rendimento.
     
      Eran loro medesimi che le inscenavano; pure, ogniqualvolta giungesse ai mazziniani fuori del regno notizia di «novità» ivi scoppiate, la loro volontà rivoluzionaria si tendeva fino allo spasimo. Febbrile era principalmente l'opera spiegata da Mazzini a Londra, Fabrizi a Malta, Pisacane a Genova, in connessione col Fanelli di Napoli, come ben s'intende leggendo la Cronaca del Comitato segreto di Napoli (stampata venti anni piú tardi),(219) che raccoglie il carteggio scambiato fra costoro dal principio del '57 al fatalissimo luglio del medesimo anno(220). Fra centinaia di lettere non una che non si riveli vergata sotto l'assillo della massima urgenza, non un rigo che non si riferisca al grande soggetto; in tutte, quell'ardore quasi maniaco, quella concisione, che pare precipiti al dramma, imposta dalle difficoltà della scrittura criptografica.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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