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      La spedizione concordata partirebbe, e presto, da un porto da destinarsi: quali la rotta, lo scalo, il punto di sbarco migliori?
      Fanelli, 25 febbraio: gli sembra che la spedizione possa seguire il primitivo piano, scalo a Ponza cioè per liberarvi i deportati politici, e poi sbarco con essi in qualche punto della costa a mezzogiorno di Napoli.(225) Ma non vorrebbe, per carità, che ci si rimettesse unicamente a lui in cosa di tanta importanza: «Ammetto che sul luogo soltanto si è giudice competente... però non credo che io solo possa essere questo giudice...»
      Pisacane lo tranquillizza il 10 di marzo: intenda bene Fanelli, la responsabilità di risolvere o contromandare la spedizione non spetta affatto a lui, ma tutta allo scrivente e a Mazzini. Egli non ha che a precisare, una volta per sempre, in qual misura un contingente armato che sbarchi sulla costiera napoletana possa contare su appoggi locali.(226) Accettata la rotta proposta da lui, il punto d'approdo verrà scelto sulla costa del Cilento (fra Sapri e Salerno, cioè); il momento dell'azione? Vicino, probabilmente; perciò si tengano pronti, Comitato e sezioni.
      Stupore di Fanelli; il quale, come se nulla fosse, vien fuori il 19 di marzo con la notizia fino allora chi sa perché gelosamente taciuta esser le fila della cospirazione in Cilento quasi completamente disperse. L'affare, scrive adunque con imperturbabile calma, «mi sembra che debba pigliare un po' per le lunghe». Furia santissima di Pisacane, che comincia a conoscere il suo uomo.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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