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      (247) E finalmente, il 13 giugno, la polizia genovese accertava che il postale Cagliari della linea Sardegna-Tunisi compiva carichi d'armi abbastanza inspiegabili.(248)
      Altro che segreto! I preparativi della spedizione venivano seguiti, passo per passo, dalle polizie di tutta Italia; e se il progetto poté, dopo tutto, eseguirsi, ciò si dovette proprio al fatto che, a forza di gridare per mesi e mesi al lupo, i rapporti di polizia finirono per lasciare increduli i rispettivi governi. Non quello di Torino, è vero; ma su i molti e coscienti peccati di debolezza da esso commessi verso i rivoluzionari napoletani (i quali, va detto, non ne ebbero, per parte loro, che un assai vago sospetto), sembra superfluo anzi che no l'insistere; poco se ne sa, piú s'intuisce; la verità vera, forse, non la sapremo mai.(249)
      Capitolo decimoTestamento
     
      Mentre si approssimava la data per l'esecuzione del tentativo, una crescente agitazione s'impadroniva di quasi tutti gli organizzatori, sia che temessero per loro stessi, sia che soltanto allora riuscissero a misurare qual sorta di responsabilità si fossero assunti, sia finalmente che l'ostinata contrarietà alla spedizione di molti fra i migliori amici li rendesse proprio all'ultimo dubbiosi. Pisacane no. Era anzi sempre piú calmo: piú affettuoso e indulgente nelle lettere a Fanelli, meno concitato in quelle a Mazzini o a Fabrizi, sereno e rasserenante nei colloqui coi «complici». Nonostante l'imminente ciclone la sua normale attività proseguiva imperturbabile.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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