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      I doganieri non si sarebbero insospettiti nel veder calar giú da una goletta quei tipi cosí poco marinareschi? Nessun genovese si trovava tra i passeggeri e Pilo era noto anche troppo alla locale polizia. Ma no: il mare agitato favorí la manovra; e poté il povero Pilo mandare altri dapprima e poi correre disperato lui stesso a casa di Pisacane ad annunziare lo sciagurato incidente.
     
      A Genova tutto era pronto. Senonché si era dovuto, la mattina stessa del 9, superare una imprevista difficoltà, provocata (ebbe a dire Mazzini) dal «voltafaccia» di Cosenz;(267) questi, si è visto, avrebbe dovuto partire per Napoli per assumervi la direzione militare dell'insurrezione. Recatosi a Genova per prendere imbarco, aveva appreso, all'ultimo, che Quadrio era stato designato a Commissario politico e lo avrebbe accompagnato nel viaggio. Perché gli si era taciuta la circostanza? Porre Quadrio alla testa delle cose non significava forse assegnare al moto quell'etichetta di mazzinianismo assoluto, che secondo le intese corse avrebbe dovuto evitarsi? Cosenz avea fin qui tutte le ragioni del mondo e avrebbe potuto giustamente pretendere la sostituzione di Quadrio; si mise dalla parte del torto prendendo precipitosamente una risoluzione ab irato: quella di tornare a Torino senza cercar di Mazzini, lasciando solo «una lettera nella quale dichiarava che non voleva essere lo strumento di nessuno». Ma forse Cosenz non si era reso conto di sabotare con quel ripicco le sorti stesse e della spedizione e del moto di Napoli.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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