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      Mazzini ad esempio era certo di Genova, poco persuaso di Napoli; Pisacane, viceversa:(286) a forza di discorrere assieme, ogni dubbio svaní. L'aver da mesi l'attenzione concentrata, e quasi gli occhi sbarrati, sul medesimo intento, tolse forse ad entrambi la necessaria calma, quel certo distacco che era necessario per valutare la situazione effettiva. È anche vero però che persone fino allora tenute all'oscuro di tutto, cui si svelarono all'ultimo i piani d'azione, dichiararono, dopo averne coscienziosamente esaminate le basi, di ritenerle serie e fondate; tale quel capitano di mare Danèri, cui venne offerto in extremis d'imbarcarsi sul Cagliari per assumerne il comando dopo avvenuto l'ammutinamento. In massima accettò lí per lí, ma poi si recò da Mazzini (nascosto allora in casa di suo fratello Francesco) e gli chiese: «Che fiducia avete voi in questa spedizione? non sarà una seconda spedizione dei fratelli Bandiera? Ed egli: al punto in cui sono le cose, giudicate voi se si deve tentare o no. E mi porse diverse carte dicendo; queste sono le ultime corrispondenze del Comitato di Napoli, sapete che oltre ciò Pisacane andò a Napoli travestito da prete (?) e ritornò piú entusiasta che mai. Letta la corrispondenza del Comitato, risposi a Mazzini: se la centesima parte delle promesse ed assicurazioni che dànno, è vera, noi siamo colpevoli per avere aspettato tanto».(287)
      Non dunque fu il solo Pisacane che convertí gli altri all'azione immediata; furon tutti e nessuno, fu un qualche cosa che era piú forte di loro, una fatalità alla quale, inconsci, obbedivano tutti.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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