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      La cambiale è stata rifiutata. Dunque queste merci significano disastro... Spero che la cosa vada, ma non possiamo esser certi di nulla, voi continuate a lavorare alacremente su quelle basi, giacché se per imprevedibili eventualità ciò non avesse luogo, il monopolio di Genova è inevitabile; e quindi la conseguenza immediata, è il nostro contratto, dunque, comunque vadano le cose, ritenete, che se il tutto non sfuma, la cosa avverrà con differenza di pochi giorni».
      Pisacane si lusingava che Fanelli avesse, dopo la sua partenza da Napoli, sistemato le poche pendenze importanti che ancora restavano, e nella lettera glielo diceva; poi aggiungeva, a mo' di poscritto: «Se nella vostra che ricevo leggerò tutte queste cose, sarò contentissimo». Gli era dunque pervenuta, nel mentre scriveva, la lettera Fanelli del 19, la quale — come tutte le altre — andava decifrata; ma in essa, s'è visto, non c'era di concreto che l'invito a sbrigarsi, di tutto il resto ne quidem verbum.
      Dal 23 alla partenza non giunse piú altro; sí che Pisacane, quando si mosse, si trovava nella situazione seguente: ignorava se i relegati di Ponza e Ventotene fossero disposti a dargli man forte, mancava di una carta o di un disegno di quelle due isole che servissero a indicargliene almeno gli edifici importanti, i depositi d'armi e gli appostamenti difensivi;(288) non sapeva neanche con assoluta certezza se Fanelli avrebbe fatto in tempo a diramare in provincia l'avviso dello sbarco imminente. Sapeva solo una cosa, e su questa contava, che ad ogni modo a Napoli lo si sarebbe appoggiato con moti di piazza e con colpi di mano; né dubitava ormai dell'esito, di decisiva importanza, delle rivolte di Livorno e di Genova.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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