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      Dietro quella cortina di monti, intanto, la bufera si andava addensando.
      Gaeta era stata avvertita, in giornata del 28, dell'episodio di Ponza. Nonostante fosse domenica, il telegrafo, cui s'ebbe d'urgenza ricorso, funzionò egregiamente, recando la notizia dell'imminente sbarco alle autorità costiere, agli Intendenti, ai comandi militari. Quando i rivoltosi prendevan terra, già Salerno, sotto la cui intendenza era Sapri, era stata informata che i fuggiaschi di Ponza sarebbero, d'ora in ora, approdati; e quell'Intendente, senza indugio mobilitate le truppe, provvedeva d'urgenza a diramare l'avviso. Non era la mezzanotte di quella stessa domenica che due fregate trasportanti soldati, incuorati alla partenza dall'intervento del re in persona, lasciavan Gaeta per lanciarsi all'inseguimento del Cagliari; poche ore dopo un altro vapore con altre truppe. In due giorni, tra bastimenti effettivamente partiti ed altri mobilitati e sotto pressione, non meno di dieci unità vennero impiegate alla cattura degli evasi di Ponza!
      Il Cagliari, insomma, aveva appena doppiato, sulla via del ritorno, il capo del golfo di Policastro, che già la Corte, il governo e tutte le autorità interessate sapevano dell'avvenuto sbarco. L'elemento primo di successo sul quale Pisacane contava, la sorpresa, veniva dunque a mancare del tutto. La mattina di lunedí 29, mentre due legni borbonici catturavano il Cagliari all'altezza di Capri, e i passeggeri e l'equipaggio subivan l'arresto,(341) sei compagnie di cacciatori si mettevano in marcia da Salerno verso la regione di Sapri (oltre 150 chilometri!


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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