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      Né mai descrizione romanzesca ammannita al pubblico inglese, sempre ghiotto di thrills, corrispose piú esattamente di questa a una spaventosa realtà.
      Buonabitacolo: non suonava promessa quel nome? Sembrava infatti abbastanza probabile, dato il concentramento di Padula, che si sarebbe potuto sorprendere il paese sguernito di forza; a Pisacane risultava inoltre, dai pochi appunti fornitigli a Napoli, che la lista dei «sospetti in linea politica» vi fosse particolarmente abbondante. Chi sa, pensava, mentre coi suoi disgraziati compagni arrancava a quella volta, chi sa che a Buonabitacolo non s'abbia finalmente a trovar qualche aiuto; ma certo potremo riposarvi, e avremo cibo, e qualcuno di là saprà guidarci in salvo. Ma alle soglie di Buonabitacolo, minacciosamente vietanti l'ingresso e la sosta, vegliava un manipolo di guardie urbane. Rapide le comunicazioni nel regno di Napoli! Attaccarle? Sarebbe stata follia: quei cento superstiti del disastro di Padula stentavano a reggersi in piedi. Proseguire, dunque, in quella marcia estenuante che durava da ore e ore? Ma dove vettovagliarsi e come rintracciare la via, mentre già calava la notte? Ebbero il torto di non diffidare d'un pastorello, incontrato un po' troppo per caso, che spontaneamente si offerse di condurli per vie traverse al paese di Sanza, poche ore di strada. Errarono a lungo, dietro a lui, in una zona montuosa tormentatissima, senza riuscire a raggiunger la meta; anzi la guida confessò a un certo punto d'aver smarrita la strada.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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