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      1849, cit., al fratello.
      (51) È di Mazzini l'osservazione che la mossa di Garibaldi impedí l'esecuzione della contromarcia su Cisterna. Ma si osservi che Garibaldi agí la mattina del 19, quando il grosso delle forze romane non si trovava davvero in procinto di iniziare la marcia. Ci assicura inoltre il D'AMBROSIO, che il comando napoletano aveva previsto il movimento romano ed era pronto a contrastarlo energicamente.
      (52) Scrive ancora lo Hofstetter che i componenti lo Stato Maggiore romano «suggerivano o sconsigliavano, senza precedenti accordi tra loro, secondo che l'aura del momento veniva in ciascuno d'essi soffiando» (90). All'Hofstetter e al suo libro dedicò P. poche sdegnose parole nel suo articolo su La Voce della libertà. H. «non fu che un partigiano, e come tale scrisse; ed i libri scritti con ispirito di partito non si confutano»; onestamente aggiungeva però che «quel libro può essere utile a qualche cosa, a porgere qualche dettaglio del servizio del fronte attaccato, sceverandolo sempre da ciò che riguarda personalmente l'autore».
      (53) TORRE, II, 129, accentua le responsabilità di P. riguardo al cattivo funzionamento dei servizi.
      (54) Sui rapporti fra P. e Garibaldi durante la repubblica romana; V. LOEVINSON, passim. Significativa fra tutte la lettera di P. a Garibaldi, probabilmente del 9 aprile (ivi, III, 212-213): «La sua soverchia suscettibilità — cominciava P. — Le ha fatto credere un'offesa quello che la Commissione di guerra ha esposto»; e concludeva: «Sono troppo noti i suoi sentimenti patriottici.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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