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      I sacerdoti le fulminano di ecclesiastiche censure dai pergami... I giornali reazionari le combattono... Però a ragione le associazioni mostraronsi qui gelose di serbare la propria indipendenza, rifiutando quel tentativo di loro accentramento che si partí da Torino, il quale tendeva nientemeno che a togliere ogni libertà d'azione a tutte le associazioni operaie dello Stato, con sostituire un nuovo sistema di centralizzazione». — Nel 1855 un Congresso medico, riunito a Cuneo, discusse la questione della durata del lavoro negli opifici.
      (115) Da un dispaccio del Ministro inglese a Torino al proprio governo (3 agosto 1841) si rileva ad es. che il salario di un setaiolo, in città, è di L. 1,20 al giorno (di una donna, 0,60; di un ragazzo, 0,25); di un cotoniere L. 1,00. A Biella esser salario massimo di un operaio L. 1,50; a Genova, L. 2,00. (Record Office, F. O., 67 , 116). GEISSER, PUGLIESE, PRATO, nelle note loro opere di storia economica, offrono qualche dato sulla estrema bassezza dei salari industriali in Piemonte intorno al 1850.
      (116) Anche gli operai sarti, nonostante avessero costituito una cassa di resistenza e deliberato l'astensione dal lavoro fino a completo accoglimento delle loro richieste, finirono col cedere senza aver nulla ottenuto, vinti dallo spettro della disoccupazione.
      (117) Nel progetto di risposta del Senato piemontese al discorso della Corona, 7 agosto 1849, si leggeva che ogni sforzo andava fatto per premunire il popolo «contro quelle dottrine sovvertitrici, che audacemente bandite hanno troppo facile accesso negli animi non corroborati dagli insegnamenti della morale e dal conforto della religione».


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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