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      Troverete tutto in lui. Non posso abbastanza raccomandarlo a voi e ai vostri».
      (233) Sullo stato d'animo dei «costituzionali» napoletani, coi quali Fanelli allora si poneva in contatto, getta un fascio di luce il dispaccio del Console inglese a Napoli a lord Clarendon, 23 aprile '57, nel quale è il resoconto di un colloquio da lui avuto con uno dei loro capi. Questi ha dichiarato che la popolazione aspira a un governo costituzionale; che i fautori di Murat sono pochi, ma che se questi riuscisse a sbalzare il Borbone, il partito costituzionale lo appoggerebbe, pur di cambiare in meglio. I capi del movimento costituzionale «guardavano da tempo all'Inghilterra, nella speranza che qualche circostanza facesse trasparire le vedute del governo inglese rispetto al regime che esso preferirebbe veder stabilito a Napoli, e il partito desiderava quanto mai di regolare i propri movimenti in modo da incontrare i disegni del governo inglese, al quale naturalmente guardava come a governo costituzionale». Alle quali dichiarazioni il Console ha evasivamente risposto, trincerandosi dietro il carattere puramente commerciale (?!) della sua missione e concludendo nel senso che «non poteva offrire la sua opinione né incoraggiare o dissuadere il partito costituzionale dall'aderire a qualsiasi movimento di tendenza rivoluzionaria» (Rec. Off., F. O., 70 , 289). Il Clarendon, 30 aprile, sanzionava la condotta del suo saggio dipendente (Ivi, 70 , 288). — Ma se i rivoluzionari napoletani di tutte le sfumature cercavano contatti col governo inglese, non da meno si mostrava il governo napoletano, naturalmente in via non ufficiale.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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