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      Sappiano dal canto loro le classi operaie svegliare l'interessamento delle classi abbienti, dimostrando con i fatti che la tendenza associazionista non è capriccio di piccole minoranze, ma decisa volontà di maggioranza.
     
      Questo, nelle sue grandi linee, il programma operaio di Mazzini, che presuppone una progressiva elevazione morale e culturale della classe operaia. Condizione indispensabile al suo compiuto svolgimento è poi la risoluzione in senso repubblicano del problema instituzionale.
      Ma pur supponendo realizzate quelle condizioni, non è chi non scorga i punti incerti, le difficoltà tecniche che il programma in se stesso contiene. Mazzini non si attarda a chiarire quei punti o a risolvere una per una quelle difficoltà. La nuova fede che scenderà inevitabilmente a illuminare tutti i cuori renderà attuabile e semplice quel che appare impossibile o arduo. Non si tratta tanto di precisare le forme della futura società quanto di trasformare gli uomini in modo da renderli capaci di volerla e di fondarla.
     
      In realtà, mentre la organizzazione operaia, grazie anche agli sforzi di Mazzini, progredí dal '60 in poi con molta rapidità, l'attesa nuova fede religiosa non accennò a rivelarsi.
      Si formò e si consolidò negli operai la coscienza dei loro diritti e della loro forza, ma venne ad urtare contro l'ostinato attaccamento degli abbienti a tutti i loro privilegi.
      Cosicché, mentre Mazzini seguitava ad enunciare e a raccomandare i suoi ideali collaborazionistici, sul terreno della pratica sindacale si andavano invece precisando e si inasprivano le premesse e i metodi della lotta di classe.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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