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      Seguiva la considerevole cifra di 7850574 abitanti classificati senza particolare professione (donne di casa, fanciulli, ecc.), della quale non sappiamo quanta parte attribuire al computo delle classi lavoratrici.
      La popolazione dedita alle industrie agricole veniva distinta nelle seguenti categorie: 16,53% agricoltori proprietari, diffusi segnatamente in Piemonte e, in genere, nell'Italia settentrionale - 16,19% mezzadri, diffusi segnatamente nell'Italia centrale - 2,60% fittavoli, dei quali due terzi nelle sole province napoletane - 4,14% coloni, diffusi segnatamente in Piemonte, Liguria, Toscana e province napoletane - 34,77% giornalieri, dei quali una buona metà nelle province napoletane - 25,57% di condizione non bene determinata(2).
      La miglior prova che queste cifre sono poco attendibili si ha quando si confrontino con quelle riportate dai censimenti successivi: vien fatto quasi di credere che non si tratti dello stesso paese.
      Anche le notizie qualitative, piú abbondanti e piú attendibili, vanno utilizzate con molta cautela. Se non si vuol cadere in grossolane generalizzazioni, non bisogna dare un valore eccessivo a notizie frammentarie. Quando si trovi, ad esempio, ricordato il salario di un bracciante in Piemonte, non si presuma di ricavare da questo dato il salario medio dei braccianti in Italia. La grande varietà delle condizioni economiche e morali degli operai, degli artigiani, dei contadini da regione a regione, da provincia a provincia e perfino da comune a comune della stessa provincia ci deve rendere estremamente prudenti.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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