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      «Condizione indispensabile di prosperità per le società di mutuo soccorso - scrive il ministro Manna nella relazione alla Statistica del 1862 - parmi essere il decentramento; voglionsi cioè mantenere le associazioni di cui è cenno, isolate città per città, borgo per borgo, villaggio per villaggio»(93).
      Mazzini non mirava soltanto a rivelare agli operai il segreto della loro forza, derivante da una organizzazione nazionale; ma anche - e soprattutto - a servirsi dei nuclei operai per il compimento della unità politica; scorgeva in essi l'unico mezzo per infondere in larghi strati della popolazione quella passione nazionale che egli considerava il primo gradino della emancipazione delle moltitudini. Le società operaie, inoltre, erano, dovevano essere, il punto d'appoggio per la prossima inevitabile rivoluzione repubblicana.
      Questa la ragione fondamentale del suo febbrile interessamento alla organizzazione dei lavoratori. Bisognava non dar quartiere ai sostenitori della apoliticità delle società operaie, poiché chi vuol distrarre l'attenzione e l'interesse del lavoratore dai problemi politici del paese (sostiene Mazzini), gli nega il principale mezzo di emancipazione e di elevazione morale, proclama la sua inferiorità e, in ultima analisi, danneggia l'intera nazione, rendendo indifferente alle sue vicende l'elemento piú numeroso della società(94).
      Viene a sapere che la Fratellanza artigiana di Firenze cerca di promuovere una federazione di tutte le società operaie; e subito ne scrive (l'11 marzo) ad Andrea Giannelli: «Il lavoro artigiano impreso a Firenze, se ben diretto, può diventare importante.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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