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      Basterà esaminare i progressi della organizzazione operaia nel 1863-64 per persuadersene.
      In quei due anni si erano costituite 76 nuove società di mutuo soccorso, delle quali - importa il notarlo - 10 nelle province dell'Italia meridionale continentale, 12 in Sicilia(195).
      Le cooperative di consumo avevano preso un grande slancio. Un giornale operaio ne elencava 58 nel 1865(196); al qual numero andavano aggiunti molti spacci aperti dalle società di mutuo soccorso per i propri soci, da considerarsi vere e proprie cooperative. Il fenomeno cominciava ad imporsi all'attenzione dei competenti in questioni economiche; i quali, cercando di rendersi ragione della fragilità estrema di tutti questi tentativi, volsero lo sguardo a quel che nello stesso campo s'era fatto negli altri paesi. Ed ecco il Luzzatti, il Revel, il Viganò, il Rota, il Boccardo a spiegar l'errore di costituire cooperative col sistema della vendita a prezzo di costo; ecco il formarsi di cooperative sul modello inglese (vendita a prezzi di mercato e ripartizione proporzionale degli utili fra i soci), delle quali i due primi esempi si ebbero nel 1864 a Sampierdarena e a Como(197).
      Un grande successo (grande se paragonato alle difficoltà che presentava la sua attuazione) andava incontrando l'idea della cooperazione di produzione; tanto piú notevole quanto piú spontaneamente si determinava in alcuni gruppi operai, premuti dalla disoccupazione, il proposito di ricorrervi.
      La Società degli operai lavoranti in pettini - fondata nel '62 a Milano - s'era consolidata e aveva, nel '63, emesso un prestito da collocarsi tra operai, per aumentare il suo capitale.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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