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      Per non urtare i delegati francesi e inglesi e già piú che soddisfatto pel successo, Marx si lasciò persuadere soltanto a introdurre nel preambolo «due frasi sui doveri e diritti e sulla verità, la morale e la giustizia»; due frasi - scrisse egli stesso ad Engels - che, sperdute nel contesto, «non potranno recare alcun danno»(221).
      Erano le seguenti: «I sottoscritti... dichiarano che questa Associazione internazionale e tutte le società o individui che vi faranno adesione, riconosceranno come base della loro condotta verso tutti gli uomini: la Verità, la Giustizia, la Morale, senza distinzione di colore, credenza o nazionalità. Essi considerano come un dovere di reclamare non soltanto per se stessi i diritti d'uomo e di cittadino, ma anche per chiunque compie i suoi doveri. Nessun dovere senza diritti, nessun diritto senza doveri»(222).
      A Marx ripugnavano le espressioni vaghe, fondate su concetti imprecisi e mal definiti, espressioni cui ciascuno che le adopera e ciascuno che le legge attribuisce sensi diversi. Ma l'ironico compatimento per le «due frasi» non è del tutto sincero. Infatti nell'Indirizzo inaugurale, che egli scrisse tutto di sua ispirazione, si trova che gli operai debbono «unirsi in una contemporanea pubblica accusa per proclamare le semplici leggi della morale e del diritto, che dovrebbero regolare tanto i rapporti dei singoli quanto le leggi superiori dei mutui rapporti fra le nazioni»(223).
      Mazzini era dunque battuto. Che impressione gli fecero gli statuti e l'indirizzo redatti da Marx?


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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