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      Testimonianze dirette non ce ne sono; ma il suo pensiero risulta chiaro dal suo atteggiamento pratico. La guerra a oltranza da lui mossa all'Internazionale č posteriore di molti anni al 1864; e le critiche all'ordinamento dell'associazione gli furono suggerite non tanto dalla lettura degli statuti quanto dalla esperienza delle conseguenze a cui condusse la loro applicazione. Nel 1866, quando un membro del Consiglio dell'Internazionale fece carico a Mazzini di essersi adoprato per impedire la traduzione in italiano dell'indirizzo inaugurale, Wolff smentķ esplicitamente: Mazzini si era limitato a muovere obiezioni «a certi passaggi, in tutto 9 o 10 parole». Eppure, come vedremo, Mazzini non poteva condividere le idee espresse negli statuti di Marx. Come si spiega allora l'atteggiamento conciliativo da lui assunto, in un primo tempo, di fronte all'Internazionale? Non altrimenti che con la fede illimitata da lui riposta nell'associazionismo operaio. L'essenziale era che si riuscisse a destare le masse lavoratrici alla vita collettiva: esse avrebbero poi saputo scegliere la via migliore. L'intransigenza della quale egli dava prova in ogni altro campo della sua attivitą si attenuava fin quasi a scomparire quando si trattava della organizzazione operaia. Ci volle l'esperienza del '71 per fargli mutare atteggiamento e per costringerlo a deplorare i mal rimediabili effetti della sua troppo mite condotta.
      Bisogna anche dire che Marx, nel redarre i documenti fondamentali dell'Internazionale, aveva dato prova di una grande moderazione.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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