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      Tanto che nel '71, enormemente favorito dagli avvenimenti politici di quell'anno, giunto finalmente non a sbaragliare il suo avversario, ma a contrapporgli in Italia un poderoso movimento operaio che nega le sue idealità, escirà in un grido di trionfo, che è la piú bella confessione della gravità degli sforzi occorsi per raggiungere tale risultato.
      Il giudizio di Mazzini su Marx è troppo noto perché sia necessario discorrerne e osservare quanto di acutamente vero esso contenga. Ma quelle che Mazzini tracciò son l'ombre del ritratto di Marx, non il ritratto nel suo contrasto d'ombre e di luci(227).
      In verità, i due uomini eran nati per non intendersi. Le circostanze li avevano sempre divisi e schierati in campi, se non opposti, diversi; v'era un lavoro (la organizzazione operaia) che avrebbe potuto associarli - e materialmente li associò, sia pur per poco - e conciliare le opposizioni nella comune devozione a una causa; e anche questo lavoro li divise, anzi li vide nemici assai piú accaniti che non per l'innanzi. Inconciliabilità di programmi, sí, ma anche impossibilità pei due temperamenti egualmente autoritari, egualmente insofferenti di consiglio o di critica, di perseverare concordi per una stessa via.
      Quanto era delicata la sensibilità dell'uno, tanto era pesante, sorda la sensibilità dell'altro, priva di quel senso accorato d'umanità, di quella larga simpatia umana per cui Mazzini è sentito in ogni parte del mondo e, se pur lo si discute e nega, lo si comprende ed ama; Marx si studia e si ammira.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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