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      Segue un periodo di rapporti meno cordiali. Il 25 febbraio 1865 Mazzini, scrive Marx, «è fuor di sé perché la sua Società operaia di Londra ha mandato per il mondo il mio indirizzo tradotto in italiano, facendo a meno del desiderato permesso del signor Mazzini»(233).
      Il 14 marzo 1865, in seguito a un disaccordo con i colleghi del consiglio, Wolff presenta le sue dimissioni, seguito, il 4 aprile, da tutti gli altri italiani(234). Ciò non significa che Mazzini e i suoi non seguitino a vedere con simpatia l'Internazionale. Ce lo prova una lettera scritta da Mazzini, il 26 aprile 1865, a un certo Traini, che gliene ha chieste informazioni. «Entrate pure nell'Associazione internazionale. Gli elementi inglesi sono buonissimi; altri non tanto. Ed è necessario stare in guardia contro influenze che mirano ad accrescere l'antagonismo aperto fra le classi operaie e le classi medie, ciò che nuoce senza raggiunger lo scopo»(235).
      Dunque, ancora nell'aprile 1865, Mazzini giudica maggiori i meriti che non i demeriti dell'Internazionale e consiglia i suoi amici operai di associarvisi. Lo conforta ancora la speranza di intervenire a tempo opportuno e guadagnarla alle sue idee e ai suoi metodi. Tant'è vero che non gli pare necessario di far ritirare dall'Internazionale la sua Società operaia di Londra; la quale anzi, sollecitata a nominare un suo rappresentante nel Consiglio generale, designa nuovamente il Wolff.
     
      La conclusione che si deve trarre da questi brevi cenni è che Mazzini ha dunque notevolmente contribuito, direttamente e indirettamente, al primo affermarsi dell'Internazionale: ciò che non era stato finora, o cosí mi sembra, sufficientemente posto in luce.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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