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      Quanti e chi furono i primi affiliati? De Gubernatis non dà che notizie vaghe, parlando quasi sempre di sé. Egli rammenta un'assemblea, tenuta a Firenze, a cui presero parte una trentina di fratelli e accenna, abbiam visto, a Dolfi e Mazzoni, come a personaggi influenti; ma il bakunismo di questi due mazziniani non dovette essere di lunga durata; in caso diverso, ne sarebbe rimasta qualche altra testimonianza. Certo è che molti mazziniani si avvicinarono a Bakunin per impulso proprio e, fors'anche, per incoraggiamento di Mazzini stesso che non poteva supporre che il russo perseguisse lo scopo precipuo di scalzare il suo prestigio in Italia. Lo confessa Andrea Giannelli, ma aggiunge: «fu cosa minima». Si rammenti però che Giannelli scrive parecchi anni dopo, quando non doveva essere piacevole per un mazziniano ammettere che alcuni tra i piú influenti del partito, e Mazzini stesso, s'eran lasciati ingannare da Bakunin e lo avevano aiutato a creare un organo volto, in sostanza, a combattere il mazzinianismo. Anche il Giannelli, del resto, «pur disputando continuamente con lui», rimase «suo personale amico»(266).
      Ad ogni modo, non sembra che la Fratellanza incontrasse soverchia fortuna a Firenze. Tanto che Bakunin nella primavera del 1865 lasciò questa città, trasferendosi nei dintorni di Napoli.
      Deboli tracce della influenza da lui esercitata nell'ambiente democratico in Firenze si posson forse ravvisare nella fondazione del settimanale «Il Proletario», che vi iniziò le pubblicazioni il 20 agosto 1865, diretto da Nicolò Lo Savio, massone, amico del Dolfi(267), insegnante di economia sociale nelle scuole della Fratellanza artigiana.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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