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      I governi cominciavano a impensierirsene seriamente e studiavano il modo di neutralizzarne l'opera. La Francia scelse la via delle persecuzioni e dei processi, e fu tanto di guadagnato per la réclame dell'associazione.
      In Italia, la propaganda internazionalistica muoveva i suoi primi passi mercè l'attività degli amici di Bakunin il quale, nel luglio 1868, aveva domandato di essere iscritto nell'Internazionale, insieme a moltissimi membri della sua Fratellanza, rendendosi conto dell'importanza che andava assumendo la grande associazione e della opportunità di farne parte per tentar di imporle il suo programma. Una delle prime sezioni regolari che vennero fondate in Italia fu quella di Sciacca in Sicilia, dovuta all'attività di Saverio Friscia, il quale si occupava della propaganda nell'isola. Nell'agosto, anche la società operaia I figli del lavoro, di Catania, deliberava di aderire all'Internazionale e di inviare il Friscia in propria rappresentanza al prossimo congresso che doveva radunarsi a Bruxelles. Votava inoltre un indirizzo che terminava con queste parole: «Fratelli operai riuniti a Bruxelles, accettate il nostro saluto, la nostra adesione e la nostra promessa di contribuire ai lavori tendenti a preparare la emancipazione del proletariato e a riunire l'umanità sotto la bandiera della democrazia. Per questo saremo con voi ora e sempre»(356).
      Sorsero altre sezioni nel 1868? Lo ignoriamo. Nel Congresso di Bruxelles (5-13 settembre) un membro del Consiglio generale, Eugenio Dupont, dichiarò, in assenza di qualunque delegato italiano(357), di rappresentare «le sezioni italiane dell'Italia continentale». Ritengo che a questa dichiarazione non si debba annettere gran valore: molto probabilmente i nuclei della Fratellanza bakunista, laddove esistevano ancora, si misero in relazione col Consiglio generale; molto probabilmente identiche relazioni strinse il circolo Libertà e Giustizia di Napoli(358). Questo e quelli contavano fra i loro membri alcuni soci dell'Internazionale, ma non per questo si consideravano o venivano considerati ufficialmente come sezioni.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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