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      Ad Ancona viene affisso il seguente manifesto: «Non pagate le imposte se volete aver la repubblica»(378).
      A San Giovanni in Persiceto (Bologna) duemila contadini invadono gli uffici pubblici, dànno al fuoco le carte, saccheggiano alcune case private; scontratisi con la forza pubblica, lasciano morti e feriti sul terreno(379). Lo stesso avviene a Cento, a Pieve, in altri comuni minori. A Milano e provincia - riferiscono alcuni giornali - viene affisso il seguente manifesto: «Macinato - Abbasso il governo italiano! Mora quell'infame mugnaio che ci ruba il pane di bocca, che ci leva la religione, e che ci ammazza in inutili guerre i nostri figliuoli: - W. il governo austriaco! W. il papa! W. il pane senza la tassa del macinato! W. la rivoluzione! W. il popolo italiano! Rivoluzione, o italiani; se no, siamo perduti»(380).
      «La Nazione», 6 gennaio, dichiara che i disordini sono provocati da mestatori politici, i quali fanno credere ai contadini che la nuova tassa sia una invenzione del governo per affamare la povera gente; infatti laddove, come nel Mezzogiorno, l'imposta sul macinato è già conosciuta, poiché era in vigore sotto i cessati regimi, i contadini si mantengono - afferma sempre «La Nazione» - piú che tranquilli.
      Ma l'8 gennaio giunge notizia che a Potenza, a Trani, a Molfetta i mugnai scioperano; il giorno dopo che in un comune di Terra di Lavoro (Alife) le donne hanno inscenato una dimostrazione(381). A Campobasso i contadini tumultuano, gridando: «W. Vittorio Emanuele; abbasso il municipio e i dazi doganali; vogliamo pagare, ma quanto possiamo».


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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