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      La banda, con la quale il Pomelli stesso si tenne in contatto, ebbe colore repubblicano o almeno fu da tutti ritenuta per tale perché repubblicani erano, notoriamente, i suoi capi(387).
      Tirando le somme, gli effetti della sommossa erano stati tutt'altro che lievi. Nella sola Emilia erano rimasti uccisi 26 contadini; i feriti, tra contadini e militari, salivano a 55; nel solo circondario di Bologna, si erano eseguiti 1127 arresti. Sempre nell'Emilia si dovettero istruire 129 processi con 2226 imputati; su 2172 imputati, 108 eran proprietari, 261 artigiani, 569 mezzadri, 1234 braccianti e giornalieri(388). Secondo statistiche apparse in vari giornali i morti, in tutta l'Italia, erano stati 257, i feriti 1099, gli arrestati 3788(389).
      Da osservare: nessun disordine nelle grandi città; gli operai non si muovono. Sono i contadini che, riunendo le forze di tre o quattro paesi vicini, si muniscono degli strumenti rurali, disarmano, quando possono, la guardia nazionale e procedono alle violenze.
      I tumulti scoppiarono spontaneamente o furono istigati e diretti da elementi appartenenti ad altri ceti sociali? Sui giornali si scatenarono violentissime polemiche, quelli di sinistra e clerico-reazionari sostenendo che erano scoppiati spontaneamente in alcuni luoghi e si erano poi diffusi per la speranza dei contadini di riuscire a far ritirare l'imposta; i giornali ministeriali accusando i repubblicani, oppure i neri e i retrivi, o tutti assieme di averli organizzati e diretti.
      Che le condizioni economiche dei contadini fossero cosí disastrose da poter trasformare la loro tradizionale apatia in una disperata e spontanea volontà di rivolta, non è dubbio.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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