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      Per fermo nella introduzione del macinato vi fu chi vide l'occasione propizia per sferrare la nuova offensiva antiunitaria, o almeno per creare un serio imbarazzo al regime usurpatore.
      Sarebbe erroneo ritenere che i clerico-reazionari organizzarono la rivolta; ma non v'è dubbio che fecero quanto stava in loro per renderla possibile, avendo cura di non assumere mai responsabilità precise e accertabili: non v'è dubbio che contribuirono potentemente a creare l'atmosfera della rivolta. Sulla rivoluzione puramente economica s'innesta, cioè, la reazione politica. Perché nel Mezzogiorno d'Italia l'introduzione del macinato provoca scarse reazioni in confronto al resto della penisola? Perché la rivolta sociale-politica contro il nuovo ordine di cose si è già avuta, lunga e tremenda, dal '61 al '66, col brigantaggio e con la ininterrotta serie di disordini che ha conturbato la vita meridionale. Basti pensare alla rivolta palermitana del 16-23 settembre 1866 (L'anarchia dei sette giorni)(396).
      Altre circostanze indurrebbero a gettare una parte di responsabilità sui repubblicani(397), ossia, come si diceva allora, prima dell'affermazione dell'Internazionale e del socialismo: i rossi. Basta ricordare il manifesto affisso ad Ancona, quello di Milano, quello di Pavia; le grida di W. la repubblica, emesse in varie località(398), la banda Manini, certi scritti apparsi su giornali repubblicani(399), certi discorsi, infine, che alcuni deputati repubblicani hanno pronunziato alla Camera, durante la discussione sul macinato.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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