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      Ed è per questo che gli storici del movimento operaio in Italia - se pur ve ne sono stati, degni di questo nome - hanno tenuto cosí poco conto di tali periodici sforzi del partito mazziniano per accaparrarsi la simpatia degli operai e degli artigiani e per assumere la tutela della loro emancipazione. Una certa importanza si è data e si dà tuttora al Congresso di Roma perché vi si votò il famoso Patto di fratellanza. Ma vien fatto di notare che, se abili e attivi si mostravano i mazziniani nel tracciare schemi di associazioni e nello stendere dichiarazioni di principio, inabilissimi invece, indolenti e incapaci si mostravano sistematicamente di fronte ai piccoli innumerevoli problemi pratici la cui risoluzione assai piú o almeno altrettanto che la elaborazione dei vaghi e vasti programmi, premeva all'operaio.
      Il Congresso di Roma affidò lo studio dei quesiti alla Commissione direttiva. Questa doveva provvedere «con la cooperazione e coi lumi che verranno forniti dalle singole società [al]la piú pronta attuazione, dove sia possibile, o almeno [al]lo studio dei mezzi per la piú pronta attuazione delle massime economiche-sociali formulate nei quesiti proposti dai rappresentanti di Bologna»(638). E cosí si liquidò la parte piú importante.
      Il Patto di fratellanza, che il congresso votò, era, salvo qualche modificazione, quello stesso che s'era approvato a Napoli, nel 1864; e costituí la magna charta del movimento operaio mazziniano che ebbe vita piuttosto attiva dapprima, poi sempre piú stenta e inconcludente fino al 1893(639). Eccone le basi fondamentali: «L'emancipazione politica, morale, intellettuale ed economica della classe operaia, pel bene dell'individuo e della società non può compiersi se non con l'opera concorde e coll'associazione di tutte le facoltà e di tutte le forze esistenti nella classe medesima e col loro coordinamento al moto progressivo della Nazione e per questa a quello dell'umanità»; «come esistono in virtú di quella necessità di emancipazione doveri e diritti speciali e locali per ciascuna società d'operai, cosí esistono doveri e diritti generali per tutta la classe operaia d'Italia»; l'emancipazione dell'operaio esige un concentramento di metodi, di mezzi e un'autorità centrale; «importa alla classe operaia di far conoscere al paese le proprie attuali condizioni e... tale conoscenza non può derivare che da un'inchiesta generale uniformemente condotta in ogni località con norme comuni». A questi considerando segue una serie di quattordici articoli i quali, definito il Patto, stabiliscono le norme direttive, i regolamenti generali nazionali e locali, l'ordinamento dei congressi, ecc.; importanti le mansioni della Commissione direttiva le quali, oltre che nell'apostolato in pro' delle società affratellate, consistono nello studio dei mezzi piú adatti per propagare il principio di associazione tra le classi agricole e le donne, nella diffusione dei libri adatti all'educazione degli operai, nella creazione di scuole operaie, biblioteche, ecc.; nel mantenere il contatto fraterno tra le società affratellate e quelle straniere; nel promuovere un'inchiesta sulle condizioni degli operai, nella tenace rivendicazione dei diritti politici per le masse, nella moltiplicazione delle cooperative, nella organizzazione di esposizioni, e finalmente nella fondazione di un organo settimanale della classe operaia.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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