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      .. È perduto il senso morale e finirò - se non ci mette ordine l'asma o la bronchite - per lavarmene le mani!»(725).
      Tra la fine del 1870 e i primi del 1872 non gli erano state risparmiate le delusioni!
      Il carcere di Gaeta aveva seppellito le sue speranze di rivoluzione repubblicana - la Comune di Parigi aveva stretto intorno alla monarchia tutti i non socialisti e iniziato la crisi del suo partito - era scoppiato aperto il suo dissidio con Garibaldi - lo si era fatto segno e bersaglio di una vivacissima campagna diffamatoria - aveva dovuto assistere all'irrefrenabile diffusione dell'Internazionale - aveva veduto gli operai rispondere senza entusiasmo all'appassionato appello ch'egli aveva loro lanciato, radunando il Congresso di Roma(726): quelli stessi operai tra i quali sempre piú si faceva strada la tendenza allo sciopero, a quel mezzo violento e pericoloso di lotta che, elevato a sistema, egli non poteva non condannare.
      Clamorosi scioperi si erano verificati, nel '71, a Cesena fra gli operai delle miniere di zolfo(727), a Roma fra i muratori(728), a Venezia fra le operaie addette alla manifattura tabacchi(729), a Genova fra gli operai vermicellai; e in varie altre località(730) le agitazioni si susseguivano minacciose e frequenti(731). Il nuovo anno s'iniziava con uno sciopero di vetturini a Roma(732).
      Tali fatti e lo sviluppo delle organizzazioni di resistenza(733) facevano capire a Mazzini come, anziché verso la realizzazione, il suo generoso sogno di collaborazione delle classi si avviasse verso un naufragio forse definitivo: all'egoismo borghese cominciavano a contrapporsi il rancore e la decisa volontà di lotta a oltranza del proletariato.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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