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      «La Perseveranza» aveva compreso appieno di quanto i dolorosi eventi del '71 avessero avvicinato alla tomba il vecchio combattente per la libertą(737).
      Delle conseguenze della sua morte, delle piś gravi e profonde, s'avvedeva, nel campo opposto a quello dell'organo conservatore, meglio d'ogni altro, l'amico e il medico di Mazzini: Agostino Bertani. «Era riunito a Genova - narra G. C. Abba - la sera dei funerali di Mazzini, un cenacolo di amici, tra cui si trovava il Bertani. Si parlava del maestro, dell'Italia, delle conseguenze della morte. Il Bertani ascoltava. E quando gli parve che ognuno avesse ben detto la sua, egli, con profonda mestizia, come se si fosse collocato a distanza nei tempi non ancora venuti, in questi che viviamo noi, a guardar indietro con quegli occhi, con quel suo viso tagliente, disse che la piś pericolosa delle conseguenze di quella perdita nessuno l'aveva intravveduta. Mazzini vivo, non era stato possibile all'Internazionale metter piede in Italia, neppure con Bakunin(738); morto lui, sarebbe entrata a scindere il partito repubblicano e assai presto se ne sarebbe sentita l'azione... Sarebbe venuto del sangue, sarebbe cominciata l'etą delle ire, che invece d'affrettare avrebbe ritardato di chi sa quanto l'attuazione degli ideali sociali emananti dalla dottrina del maestro... Bisognava far presto, prevenire l'azione dell'Internazionale, discendere in mezzo al popolo e lavorare per lui nel nome della patria, migliorarne la vita se si voleva che della patria conservasse vivo ed alto ed amato il concetto»(739).


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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