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      Il 5 maggio, a Torino, si adunava per iniziativa dei mazziniani un Congresso delle società operaie del Piemonte (presenti i rappresentanti di una quarantina di società), nel quale gl'internazionalisti ebbero modo di farsi una larga propaganda. La società torinese L'emancipazione del proletario aveva presentato infatti il seguente quesito: «Della necessità degli operai italiani di unirsi alla Società internazionale dei lavoratori per procedere alla soluzione dell'importante questione sociale, coi grandi principî dell'universale fratellanza, i quali eliminano ogni gara di parte ed ogni rivalità di sorta»; il quale, proposto alla votazione come ordine del giorno(758), non venne approvato, ciò che provocò l'uscita dei delegati internazionalisti (G. Eandi, direttore del periodico «L'Anticristo», Perino ed altri dei quali s'ignora il nome); tuttavia il Congresso aderí a un'altra proposta nella quale se si affermava «che il sentimento italiano debba avere la precedenza su ogni altro nella trattazione dell'emancipazione politica e sociale dell'operaio», si tendeva allo stesso tempo «mano fraterna all'Associazione internazionale dei lavoratori...»(759). E si noti che questo Congresso di Torino venne considerato come uno scacco per gli internazionalisti!
      Ma erano - già l'ho detto - tutti successi di parte bakunista. Uno dei fiduciari di Engels, il Regis, scriveva a Londra da Ginevra il 13 maggio: «Le notizie d'Italia mi giungono scarse e tristi. Voi conoscete in quale deplorabile situazione si trovino le regioni Romagnole, e quale influenza abbia acquistato il Fascio Operaio di Bologna, guadagnato completamente alla causa dei jurassiens.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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