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      (55) «La Vespa», 2 giugno 1864.
      (56) Ibid., 17 giugno 1864.
      (57) Ibid., 23 agosto 1864.
      (58) Piú d'una volta, come vedremo, negli scioperi degli operai meridionali si ebbe serio motivo di sospettare l'istigazione dei clerico-reazionari.
      (59) La legge 20 novembre 1859, tra le altre condizioni che davano diritto al voto politico, stabiliva quella di pagare un annuo censo di L. 40.
      (60) I partiti monarchici in Italia, Milano 1878, pp. 40 sg.
      (61) Una prova della sordità della Camera italiana in quel periodo di fronte alle questioni del lavoro si ebbe nel 1863, quando l'onorevole Siccoli (garibaldino) interpellò il ministero sulle misure di polizia prese contro alcuni operai falegnami di Torino, che si erano macchiati del delitto di sciopero. Il deputato, commentando il fatto, affermò che la questione grave dell'epoca non era né quella della monarchia né quella della repubblica, ma la questione sociale (rumori, interruzioni). E presentò un ordine del giorno col quale invitava il ministero a presentare un progetto di legge riguardante la formazione di collegi arbitrali per risolvere le divergenze tra operai e datori di lavoro: l'ordine del giorno, respinto dal ministro Peruzzi, non raccolse nemmeno un voto favorevole! (Seduta dell'11giugno 1863).
      (62) Era piú democratica la legislazione austriaca che non faceva tra di essi alcuna differenza e, sia che gli uni tentassero imporre ribassi sul salario, licenziando gli operai, gli altri estorcere aumenti, sospendendo il lavoro, comminava le identiche pene.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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