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      E arbitrii e violenze di piazza sarebbero questi che si vanno eccitando, sotto insussistenti pretesti, onde scomporre la quiete pubblica... Questi giovani operai non debbono dimenticare che il codice penale provvede severamente a simili licenze».
      (93) Statistica del 1862 cit., p. VII.
      (94) L'11 marzo si congratula con gli operai livornesi perché hanno protestato contro quanti affermano essere ad essi vietato occuparsi «di politica e di religione, quasi l'operaio non fosse uomo e cittadino, bensí un semplice strumento di produzione» (Lettere di Giuseppe Mazzini alle società operaie d'Italia, scritte nel decennio 1861-1871, Genova 1873, pp. 1-2). L'11 agosto rivolge lo stesso elogio agli operai di Napoli (ibid., p. 2).
      (95) Lettere di G. Mazzini ad A. Giannelli, 4 fascicoli, Prato 1888-92, p. 178.
      (96) Scrive infatti il Giannelli, a mo' di commento alla citata lettera di Mazzini, lamentando che nella Fratellanza siano prevalsi elementi democratici non mazziniani: «Si preferí a noi il Montanelli, il quale era notoriamente un fautore della politica di Luigi Napoleone in Italia!» In effetti, il Montanelli aveva (tra l'altro) parteggiato per la cessione del trono di Napoli a Luciano Murat.
      (97) Lettere di G. Mazzini ad A. Giannelli cit., p. 180.
      (98) Il 14 agosto ha scritto alla Società di Bologna che, qualora il congresso sancisse l'unione di tutte le società, «la potenza dell'elemento operaio sarebbe costituita. La lega del popolo sarebbe fondata». E piú oltre: «Se Dio mi dà vita oltre il riscatto di Venezia e di Roma, essa sarà tutta consacrata allo sviluppo degli interessi vostri, che sono gli interessi d'Italia.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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