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      (163) Il delegato Silva propose si dichiarasse «per amore di concordia fra tutte le Società operaie, che i quesiti politici non verranno piú accettati né posti in discussione né ora né mai». Accortosi d'aver contro di sé la maggioranza del congresso, preferí ritirarsi.
      (164) Il delegato della Fratellanza suggeriva «che all'operaio mancante di lavoro in un luogo fosse data abilità di potersi trasferire in un altro a spese delle società rispettive, a fine di procacciarselo»; ma la proposta non venne neanche messa in discussione.
      (165) Venne votato un ordine del giorno, col quale il congresso faceva voti che «l'istruzione profusa valga a combattere l'influenza del clero». Alla discussione prese parte il famoso fra Pantaleo, seguace di Garibaldi nella spedizione di Sicilia, che, prossimo a gettar la tonaca alle ortiche, prese vivacemente partito contro la preponderante influenza del clero nelle campagne.
      (166) Scrisse poi ai giornali che, poiché «il X Congresso, nel suo complesso, non corrisponde allo scopo ch'egli si prefisse nella creazione dei congressi degli operai italiani, anche colla conciliazione, ritiene suo dovere di non intervenire ad ulteriori trattazioni» («La Nazione», 1° novembre 1863). Tra i dissidenti del congresso erano anche i delegati dell'Associazione operaia di Milano; i quali, nella relazione ai soci, affermarono che «dai veri amici delle società operaie si è con fondamento dubitato, e si dubita che ad altri intenti e ad altre mire, che non il benessere degli operai, fossero e sieno rivolte le aspirazioni di coloro che si fecero autori e propugnatori di questo concetto di federazione» («Il Giornale degli Operai», Genova, 12 dicembre 1863).


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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