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      La posizione di Mazzini di fronte alla massoneria risulta evidentissima dalla lettura del suo epistolario: non entrò mai nell'ordine, ma nutrí - specie dal '60 in poi - ottime relazioni con i suoi dirigenti. Non solo tollerò che moltissimi fra i suoi seguaci si facessero massoni, ma a ciò li spinse, in piú casi, esplicitamente; e non v'è dubbio che, per quanto non massone, influí spesso assai potentemente sull'indirizzo pratico dell'associazione. Tutto ciò viene ora nuovamente discusso e messo in dubbio dal LUZIO nel suo ampio studio su La massoneria e il Risorgimento italiano, 2 voll., Bologna 1925. Ma che l'illustre storico sia riuscito con questa sua recente fatica a persuadere il lettore obiettivo della nessuna o presso che nessuna parte avuta dalla massoneria nel nostro Risorgimento, nonché del disprezzo che per essa quasi sempre avrebbe ostentato il Mazzini, non oserei asserire; i suoi volumi sono un documentato testo di accusa contro le malefatte della testè scomparsa associazione; invano vi si cercherebbe notizia di certe sue pur minime, ma innegabili benemerenze. Nel novero delle quali non esito a porre il notevole impulso dato al primo movimento operaio italiano. Sul quale argomento molto si potrebbe discorrere, se lo permettesse l'indole di questo lavoro; ma il lettore coscienzioso se ne convincerà sol che si fermi un istante a considerare i nomi di due terzi fra i promotori di quel movimento, nomi che ho avuto o avrò in seguito occasione di rammentare.
      Fra le molte notizie interessanti dateci dal Luzio v'è quella che «Bakunin figurava tra' primi massoni di Loggie fiorentine» (II, 222); di questa notizia però egli, di solito cosí esatto, non cita la fonte.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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