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      Non son riuscito a procurarmi l'opuscoletto Agli operai delegati al Congresso di Roma, firmato da un gruppo di internazionalisti e stampato a Napoli, che conteneva appunto il citato riassunto. Ma l'intero manoscritto di Bakunin, anche se non stampato, poté esercitare non poca influenza, in quanto che lo si fece circolare fra gli internazionalisti, intermediari Carmelo Palladino a Napoli, Vincenzo Pezza a Milano.
      Quando Engels, a Londra, ricevette copia dell'opuscolo riassunto, lo credette opera di Cafiero, allora concorde col Consiglio generale dell'Internazionale; e lo lodò incondizionatamente, dichiarando che avrebbe potuto sottoscriverlo in ogni sua parte. Né dovette rimaner troppo compiaciuto quando il Cafiero, con lettera in data 29 novembre, lo avvertí: «Ma egli è con Bakunin che voi dovreste congratularvi e non con me...» (Carteggio di Engels cit.).
      È interessante constatare come l'opuscolo e il manoscritto stesso vennero subito utilizzati dalla stampa internazionalista italiana. La società operaia L'emancipazione del proletario inviò un manifesto agli artigiani del Piemonte (senza data; pubblicato da «L'Unità italiana e Dovere», dicembre 1871) invitandoli a non lasciarsi trarre in inganno dai mestatori. «Sapete a che mira la mazziniana autorità direttrice centrale di Roma? A riunire nelle mani di cinque o sei politicanti le forze di cui dispongono gli operai italiani, per servirsene in tentativi di sostituire al sistema, che oggi governa l'Italia, il regno della borghesia.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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