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      ..» E il 19 dicembre: «..."Il Motto d'Ordine" morí per noi, e pochi giorni dopo morí completamente... Comprendete bene che non era piacevole di scrivere in un giornale del quale mentre non ci si voleva dare la direzione, si accettavano articoli del primo venuto, e che articoli!» (Carteggio di Engels cit.).
      (688) Lettera di Cafiero a Engels, 29 novembre 1871 (Carteggio di Engels cit.).
      (689) O meglio Pezza e Cuno riuscirono a guadagnare alla causa dell'Internazionale (senza per allora insistere sull'indirizzo bakunista o marxista da darsi al nuovo raggruppamento) una forte minoranza di soci della mazziniana Società operaia di mutuo soccorso morale e di istruzione. L'epistolario tra Cuno ed Engels (fino ad oggi inedito) è di notevole interesse. Scriveva l'Engels al Cuno, il 13 novembre, confessandogli di non conoscere nomi di internazionalisti stabiliti a Milano e invitandolo a fare un'attiva propaganda: «Milano come capitale del mazzinianismo finora e come grossa città industriale è per noi e per queste ragioni specialmente importante, perché con Milano devono cader da sé in nostre mani i distretti d'industria della seta in Lombardia...»
      (690) L'operaio Carlo Laplace; il quale - scriveva il famigerato Terzaghi ad Engels, 4 dicembre 1871 - «in seguito ad una lettera di Mazzini carica di adulazioni, cambiò idea».
      (691) Il Terzaghi e Giuseppe Abello, redattore con Terzaghi del «Proletario italiano». Inoltre venne a far parte del consiglio anche l'internazionalista G. Eandi.
      (692) Il Fascio operaio, prima della pubblicazione del giornale, avrebbe voluto lanciare un manifesto; nel quale i promotori affermavano «siamo operai e vogliamo lavorare», «rispettiamo i diritti e le proprietà altrui», «chiediamo vengano riconosciuti i nostri diritti di uomini e di cittadini», «vogliamo che il nostro lavoro non ci uccida, ma ci produca tanto che basti alla nostra esistenza fisica e morale». Ma l'affissione ne fu vietata (cfr.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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