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      643-64. Ma non fu mai pubblicata, e forse neppure condotta a termine e inviata a destinazione.
      (716) Fu pubblicato a cura della Commission de propagande socialiste, a Neuchâtel, nella tipografia Guillaume. Io ne ho consultata la copia posseduta dalla Biblioteca centrale del Risorgimento in Roma. Si avverta che un opuscoletto con lo stesso titolo stampato a Roma nel 1910 dalla Libreria editrice libertaria non contiene che la Risposta già esaminata.
      (717) Si leggano, a prova, i giornali mazziniani: vi si sente «non so quale atmosfera soffocante, un soffio di morte e come odor di cadavere... In mezzo al movimento sociale immenso che ha invaso il mondo umano... restano là, immobili isolati, stranieri a questo sviluppo di vita, e gli occhi invariabilmente fissati su Savonarola e Dante, cantano le loro vecchie litanie» (p. 47).
      (718) Salvo questo accenno a pretese responsabilità di Mazzini nel determinare i rigori governativi contro l'Internazionale, l'opuscolo bakunista non contiene alcun attacco personale contro di lui. Del quale, anzi, a p. 44, Bakunin cosí scrive: «Pochi uomini, senza dubbio, sono capaci d'amare come Mazzini. Chiunque ha avuto la fortuna di avvicinarlo personalmente ha sentito gli effluvi di quella tenerezza infinita che sembra penetrare tutto il suo essere, si è scaldato l'anima al raggio di quella bontà indulgente e delicata che brilla nel suo sguardo nello stesso tempo cosí serio e dolce, nel suo sorriso melanconico e fine». E a p. 46: «Amo Mazzini e lo venero e pertanto devo combatterlo.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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