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      Cosí per tutto il Seicento. La penetrazione pacifica dell'Inghilterra si svolge con crescente successo: l'Italia viene progressivamente inondata di prodotti inglesi; tra non molto si dirà con ragione che l'Inghilterra vi esercita un vero e proprio monopolio commerciale.
      Via via che si accrescono i suoi interessi nel Mediterraneo e si consolida la sua potenza, l'Inghilterra sarebbe naturalmente indotta a desiderare, e quindi a favorire, un ordinamento italiano che escludesse il controllo assoluto della penisola da parte di uno o dell'altro dei grandi Stati mediterranei. Le ambizioni della Francia la obbligano invece a farsi conservatrice dello status quo: tra la Spagna, la cui potenza volge visibilmente al declino, e che comunque ha dovuto piegare dinanzi alla superiorità marittima inglese, e la Francia, forte come non mai, ed ora nuovamente mirante all'egemonia europea, l'Inghilterra non può infatti esitare a preferire la prima; tanto piú che, mentre questa non si oppone in sostanza alla sua penetrazione commerciale nella penisola, la Francia, che verso la fine del secolo XVII comincia a ravvisare appunto nell'Inghilterra il principale ostacolo alle sue mire espansionistiche, non mancherebbe certo, una volta padrona d'Italia o di una parte d'Italia, di chiudergliene le porte.
      Ma la situazione si complica inaspettatamente non appena alla tradizionale rivalità franco-ispana accenna a sostituirsi (con Luigi XIV) un accordo fra quelle due potenze, tendenti ad assicurarsi l'assoluto controllo del Mediterraneo.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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