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      Quanto agli Stati della Chiesa, non era soltanto la spina irlandese che aveva spinto il Foreign Office a propiziarsi in ogni senso il Vaticano, appoggiandone le rivendicazioni territoriali: il problema cattolico a Malta ed in altre colonie costituiva infatti un potente incentivo all'adozione di quella stessa politica; non mai si era stati tanto vicini ad un ristabilimento delle normali relazioni diplomatiche fra Londra e Roma, interrotte ab antiquo.
      E finalmente, che gl'interessi inglesi imponessero, piú che non consigliassero, la restaurazione borbonica sul trono di Napoli, resulta evidente a chi rifletta ai lauti proventi che l'Inghilterra aveva cavati dal mezzogiorno d'Italia fino da quando vi si era stabilita la dinastia borbonica. Subito dopo la restaurazione, che aveva fatto del residente inglese il padrone di Napoli, non venne firmato, del resto, fra i due governi, un accordo commerciale cosí apertamente parziale per l'Inghilterra che non a torto i migliori napoletani ravvisarono in esso, nel seguito, una delle cause precipue del deficiente progresso economico del loro paese? Quanto alla Sicilia, non c'era via di scelta: questa isola, sotto l'aspetto commerciale, si era trasformata ormai in una mezza dipendenza inglese; le principali aziende, commerciali, minerarie e industriali, due su tre erano inglesi; ma inglese, sotto il rapporto politico, l'isola non avrebbe potuto essere. Di chi dunque? Indipendente, no: ché, nella sua debolezza, avrebbe esercitato un'eccessiva attrazione sugli appetiti francesi, fors'anche russi, e comunque troppo facile esca avrebbe fornito ad un conflitto fra le potenze marittime.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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