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      Ma poi: quali interessi avrebbero potuto anche nel seguito legare siffattamente Italia e Francia da costituire una seria minaccia alle posizioni inglesi nel Mediterraneo? La Corsica e Nizza in mani francesi rivestivano in questo senso, agli occhi inglesi, lo stesso valore che la Venezia o il Trentino in mani austriache; la spartizione, già iniziata, delle coste dell'Africa settentrionale avrebbe inevitabilmente formato oggetto di controversie non lievi tra Francia e Italia, specie dopo che il taglio dell'istmo di Suez, avviato nel '59, avesse restituito al Mediterraneo gran parte della perduta importanza; anche l'inevitabile concorrenza in Levante avrebbe messo di fronte Francia e Italia. La Francia aveva ben piú vasti interessi nel mondo che non l'Italia, né solo sul Mediterraneo gravitava la sua potenza; ma l'Italia, dovunque avesse scorto interessi suoi da tutelare, dovunque avesse fermato lo sguardo, avrebbe fatalmente incontrato la «sorella latina» sul suo cammino. A chi dunque si sarebbe rivolta per tutelare la sua sicurezza e per essere assistita nello svolgimento di un programma di modesta, graduale espansione? I politici inglesi capivano perfettamente che, tra la Francia e l'Austria, la nuova potenza non avrebbe potuto appoggiarsi che all'amica Inghilterra; e caso mai, per parte di terra, alla Prussia, allora in pieno cammino ascensionale; capivano altresí che, posto l'immenso e indifeso e in parte indifendibile suo sviluppo costiero, l'Italia sarebbe stata costretta, in caso di guerra generale, o addirittura a schierarsi dalla parte della potenza piú forte per mare o almeno ad impegnarsi nei suoi confronti ad una benevola neutralità. Insomma, l'Italia sabauda, nel piú complesso giuoco europeo della fine del secolo XIX, era dall'Inghilterra destinata a calcare, volente o nolente, le orme tradizionali dell'antico Piemonte; senonché ben altro avrebbe potuto essere, all'occorrenza, l'apporto del nuovo Stato, in paragone dei servizi necessariamente modesti resi nei secoli da quello che n'era stato il nucleo originario; come ben altra s'annunziava la stabilità del suo giuoco politico.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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