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      Fu allora che Carlo Alberto, per dimostrare che non subiva la volontà degli insorti, pregò il suo interlocutore di far sapere al Binder, ministro d'Austria, come non solamente egli non avesse autorizzato, ma anzi disapprovasse «tutte le misure adottate contro la nazione austriaca e tutte le grossolane invettive (lanciate) contro di essa». A prova di che egli si dichiarava disposto a mettere in esecuzione qualunque provvedimento atto a proteggere la persona del Binder, cominciando con l'istituzione di un servizio di guardia alla sua residenza.
      Il Percy accettò volentieri l'incarico, che eseguí senza indugio: riconosceva infatti che il suo collega austriaco si trovava «in una situazione tutt'altro che piacevole, non potendo egli uscire di casa durante il giorno senza il timore di venire insultato». Non che il Binder non se lo fosse un po' meritato: al Percy stesso riuscivano da tempo insopportabili le sue «altezzose» e «sofistiche» argomentazioni circa la «missione» dell'Austria in Europa(30). Ma adesso occorreva difenderlo. Cosa rispose il Binder? Ce lo dice il Rodolico, osservando:
      Le notizie dei fatti date dal Binder al Metternich concordano con quelle date dal Percy al Castlereagh; in un punto solo vi è discordanza (ed è umano): scrive il Percy che trovò il Binder tappato a casa morto di paura; tiene il Binder a dire che non ha affatto paura, e che ha fatto il bel gesto di rinunziare alla guardia che il principe avrebbe voluto mandargli(31).
      Ci rincresce dover dichiarare che a questo punto l'austrofobia ha.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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