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      Una ruttata di Holbach e di Volney bastava a persuaderci che, per essere uomini davvero, non dovevamo credere né a Dio, né all'anima, né a Cristo, né al diavolo, ma solamente alla ragione e alla natura(106).
      L'importante si fu che il Montanelli non studiava per far pompa, all'«Ussero» o sui Lungarni, della scienza cosí trangugiata, ma proprio per verace amore dello studio. Anzi, al caffè degli studenti capitava ben poco, ormai, e come sopra pensiero; e all'università ci andava per dovere d'ufficio, con la benigna sopportazione di chi, avvezzo a volare per l'aria, sia costretto di tanto in tanto a prender terra e ad accomunarsi col vile pedone. Prendeva delle solenni indigestioni di libri, sepolto giorno e notte a tavolino fra pile di volumi e catafalchi di appunti. L'Alfieri rinsavito s'era fatto legare alla seggiola; lui, malato di troppa saviezza, si legava alla vita un cordone con una campanella, perché, caso mai si fosse addormentato, il movimento solo del chinare il busto sul tavolo valesse a destarlo. La filosofia lo rimandava alle scienze particolari, a tutte le scienze(107); perciò si muniva di trattati elementari di ogni disciplina, e ingurgitava anche quelli con la furia frenetica di chi dovesse a tutti i costi giungere a un momento determinato a un determinato traguardo, e magari s'aspettasse un premio supplementare per ogni secondo d'anticipo.
      Invece del Centofanti, che per lettera o a voce lo spronava a seguitare per quella strada, col rischio e anzi con la preventiva certezza che gli accadesse quel che accade a noi del XX secolo che per piú vedere viaggiamo a cento chilometri all'ora, salvo a dover rifare a piedi, more antiquissimo, quel tanto di paese che veramente vogliam conoscere, invece del Centofanti, gli ci sarebbe voluto, io penso, un buon amico sensato che avesse saputo levargli di sotto quel troppo di libri e condurlo seco a zonzo per la città, e la campagna, e magari un Giuseppe Giusti innamorato e fannullone, che gli avesse procurato l'occasione di una prima cotta a dovere, tanto meglio se per qualche donnetta di quelle che a Pisa, allora, si specializzavano in studenti a spasso.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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