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      Non si accorgeva che quell'imparaticcio affannato gli logorava i nervi e gli occhi e gli affinava il già esile petto?
      La sapienza è un po' come il vino, che a mezzi litri e litri interi puoi anche, se lo stomaco è all'ordine, pasteggiar tutti i giorni, e anzi ti fa pro', ma lo stravizio prima ti dà alle gambe, poi alla testa, e finalmente, se séguiti, ti ringrullisce davvero e per sempre.
      Il Montanelli lo salvò una malattia, che sarà stata, come si dice oggi, un bell'esaurimento nervoso: ma allora chissà come l'avranno chiamata; certo stette male, e dovette curarsi a lungo, e a lungo riposarsi. Morale: si persuase che «est modus in rebus», e che, se proprio a lui non poteva parere che fosse meglio un asino vivo che un dottore morto, per morire dottore era pur d'uopo, intanto, vivere per addottorarsi. Natura gli aveva dato, s'è detto, poco giro di petto, e un corpo secco e allungato, coi nervi a fior di pelle e due occhi malinconicamente cerchiati e profondi, di quelli che fan pensare al mal sottile in agguato. Una gran fronte li sormontava, continuata, in alto, dalle stempiature precoci: dissero poi che assomigliava al Mazzini (e piú gli somigliò quando, come lui, si lasciò crescere una barbetta stenta e i due baffi a ricasco), e, a giudicar dai ritratti, bisogna riconoscer che è vero: né tanto in questo o quel particolare della figura quanto nel suo complesso e negli atteggiamenti e nel rapporto tra le membra e in quel caratteristico contrasto tra la fragilità dell'aspetto e l'impressione di solidissima forza interiore che ne promana irresistibilmente.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





Montanelli Mazzini