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      Riprese a studiare, ma con piú metodo e calma; non sembra, ma a riempir la cisterna fa piú una pioggia continuata e calma che non un grande scroscio calamitoso, il quale, anche se il cielo incomba gonfio e nero, già si sa che dura poco, senza contare che per la troppa sua forza rischia d'ingorgare i condotti e cosí sperder l'acqua all'intorno, inutilizzata e inutilizzabile. Ancora i suoi filosofi, sí, ma forse con minor presunzione di scoprire in loro la chiave buona per tutte le toppe, forse con piú gusto per i problemi che non per la loro soluzione, con piú intelligenza insomma. E non piú il Centofanti unico nume, seppur tuttavia al posto d'onore nel Pantheon, ma in associazione e in contrasto con altri: giacché era legge del Montanelli studente, come del resto dei piú fra i suoi colleghi d'allora, di prima e di poi, di concepire e di imparare ad amare la scienza in funzione e quasi per tramite di un particolare scienziato, e di aver sempre, per cosí dire, un santo di settimana. Che è poi, anche quello, un modo di espandere il prepotente bisogno d'amare e di credere che tutti i giovani incalza, e chi non abbia una fede o una donna, crederà nel maestro e amerà lui, e disgraziato quello che, fra i quattordici e i diciotto, non abbia adorato un sistema o un'idea o un ideale di vita personificandoli di volta in volta in uomini vivi assunti a specchio di perfezione.
      Aveva ormai sedici anni il Montanelli quando al Centofanti scriveva, il 15 di giugno del '29, invocandolo a Fucecchio: «... Ella solo può mettermi nella buona strada per giungere al tempio vero della sapienza». Sí, ma nel contempo dandogli conto, oltre che delle letture in corso (ideologia del Traus) del buon proseguimento dei suoi studi legali, lo informava di vittoriosi esami sostenuti alla Sapienza(108): s'era dunque messo di buona lena, finalmente, al suo curricolo universitario, trovando anche là, come accade nonostante le ostentate espressioni di scherno che saran sempre di prammatica tra gli studenti di piú robusta e sveglia vita intellettuale, pan pei suoi denti, e non affatto insipido o secco.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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