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      Ma il cerchio di conoscenze e d'amicizie del giovane fucecchiese si andava allargando: notevole come egli inclinasse sempre verso persone di piú di lui e per età e per cultura; notevole come riuscisse a cattivarsi, di costoro, non pure quel bonario incoraggiamento che dall'alto si suole concedere ai giovani di belle speranze, ma addirittura un affettuoso ricambio di stima, da pari a pari. Uno dei «grossi calibri» che fin d'allora corrispose col Montanelli è Niccolò Tommaseo. Si conoscono nel principio del '32(126) e alla metà d'anno già si dànno confidenzialmente del tu(127): il dalmata sollecita il giovane amico a scrivere, gli colloca articoli, lo incarica di traduzioni, gli propina consigli letterari, che quegli dichiara «savissimi» e si propone di «praticare per sempre»: anche gli comunica la passione per la purezza della lingua («Mi occupo indefessamente dello studio della lingua - gli scrive infatti il Montanelli, da Fucecchio, il 22 d'ottobre del '32 - ed ho preso grand'amore ai trecentisti, e principalmente al Cavalca») e stimola in lui gli scrupoli religiosi:
      A questa occupazione, - continua il Montanelli, - congiungo lo studio dei Santi Padri, e principalmente di sant'Agostino. Non son contento finché non ho inteso il sistema cristiano in tutta la sua integrità. La profonda cognizione e comprensione di questo sistema è necessaria in tutti coloro i quali altamente convinti della verità delle idee religiose vogliono rialzarle nei popoli, e proporzionatamente ai bisogni della nuova civiltà.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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