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      Analoghe professioni di fede, analoghi slanci in altre lettere di quei giorni(133): in una delle quali Montanelli accenna ai due suoi amici, e amici del Tommaseo, il Tonti(134) e il Monzani(135), chiamandoli «nostri fratelli»; in un'altra, dopo avergli parlato d'altri due comuni amici, il Tolomei e il Bianchi, il secondo dei quali «assisteva alle nostre conversazioni», gli raccomanda di «compiegare in modo le tue lettere da non poter essere lette da qualche occhio profano. Sarei dispiacente di una infrazione di sigillo»(136) In una terza, infine, il Montanelli, discorrendo con lode delle Mie prigioni del Pellico, di fresco pubblicate:
      Non ci stanchiamo di ripetere - scrive - che le verità religiose sono la principalissima garanzia della felicità individuale e sociale. Impadroniamoci per quanto è possibile d'un terreno che oggi occupano uomini ignoranti, superstiziosi e codardi e l'ufficio del letterato sia un vero sacerdozio morale. La libertà dei popoli, come altra volta tu osservavi, sarà frutto non d'odio ma d'amore. E non ameranno veramente, e potentemente i loro simili se non che gli uomini persuasi fermamente delle grandi verità della vita.
      E prosegue: «I vincoli fra i giovani si stringono sempre con maggiore intimità».
      Il lettore avrà già notato da sé quanto siffatte espressioni trascendano il valore di generiche affermazioni di fede o di semplici attestazioni di una sia pur calorosa colleganza spirituale. Qui c'è qualcosa di piú. Ci son dei «fratelli», v'è un apostolato di fede, v'è una sistematica azione svolta fra gli studenti, vi son ritrovi tra elementi di diverse città e di diversa provenienza, v'è insomma, chiara e evidente, una organizzazione nascente.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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